Il Molise è stato a lungo una delle regioni più rurali d’Italia, con un forte peso della pastorizia e della coltivazione dei cereali.
Campi ad erba, pascoli e grano hanno contrassegnato il paesaggio, rispecchiandosi anche nei comportamenti culturali e nell’alimentazione.
Melanico è un’area pianeggiante ondulata di oltre 2.000 ettari, situata nel comune di Santa Croce di Magliano, al confine tra il Molise e la Puglia.
Il suo paesaggio è un patrimonio prezioso che non può essere insidiato
Quello di Santa Croce e dei territori contermini è un paesaggio rappresentativo della cerealicoltura mediterranea. Melanico è un
paesaggio rurale di rade contrade, qualche antica masseria e i piccoli poderi allineati della Riforma agraria; il tempo è scandito in autunno dai colori scuri della terra, poi dal verdeggiante verzicar delle colture e, in prossimità del raccolto, dalle ampie sfumature dorate del grano, che lasceranno il posto all’imbrunire delle stoppie. Punteggiato qua e là da qualche albero isolato e fazzoletti di bosco, esso è stato caratterizzato a lungo anche dalla pastorizia transumante: qui, nell’agro di Melanico, confluiscono due dei grandi tratturi che mettevano in comunicazione le montagne dell’Appennino con il Tavoliere: l’Ateleta- Biferno e il Celano-Foggia.
L’evoluzione territoriale si lega alla presenza dell’antica Badia di Sant’Eusebio, conosciuta come Santa Maria di Melanico; la storia del territorio è stata particolarmente influenzata dalla presenza di questo edificio medievale, nato quando i monaci benedettini arrivarono nella diocesi di Larino.
Può sembrare un paesaggio immobile e silenzioso, sensibile solo al succedersi delle stagioni. Invece quello di Melanico è un paesaggio vivo e resistente, l’espressione di un territorio con una lunghissima storia, che rimanda alle origini dell’agricoltura mediterranea fondata sui cereali, l’ulivo e la vite. La coltivazione del grano, in particolare, ha segnato in modo dominante i terreni intorno alla contrada Melanico, un territorio coltivato, modellato e curato grazie a quella interminabile “prassi di generazioni” cara a Emilio Sereni, secondo cui il paesaggio agrario è il prodotto del lavoro incessante degli agricoltori.
Ciò ha generato un paesaggio resistente, che è riuscito ad attraversare i secoli e a mantenere le sue trame perfino di fronte alle trasformazioni economiche dell’età contemporanea. La secolare pratica della cerealicoltura ha conferito un’impronta al paesaggio, caratterizzato da grandi spazi nudi e arricchito, a partire dalla metà del secolo scorso, da piccoli oliveti e dalle case della Riforma, senza tuttavia perdere l’indiscutibile prevalenza granaria.
Melanico è oggi un significativo giacimento di risorse naturali e di beni culturali, che possono essere integrati in un unico sistema all’interno di un contesto territoriale aperto, da annoverare tra i più suggestivi e sconosciuti del Paese, quasi un unicum storico-geografico ancora integro, figlio di una storia legata alla produzione, trasformazione e commercializzazione del grano, tanto da far meritare al territorio di Santa Croce di Magliano l’appellativo di “granaio del Molise”, un valore aggiuntivo anche per il Distretto rurale BioMolise, recentemente costituito tra 14 comuni dell’area.
Il complesso paesaggistico di Melanico, costituito dai terreni a cereali, dalle masserie, dai poderi, dai tratturi, dalle vecchie stalle, dalle attuali attività di trasformazione e dai brani di bosco verso il Tona e il Fortore, rappresenta oggi un patrimonio da tutelare e organizzare anche in funzione della fruizione culturale e turistica del territorio. Proprio la coltivazione del frumento ha determinato nel tempo l’organizzazione del territorio e i caratteri strutturali del paesaggio, attraversando le differenti epoche storiche e superando i tre grandi periodi di svolta: l’istituzione della Dogana delle pecore di Foggia nel XV secolo, la soppressione della feudalità all’inizio dell’800; la Riforma fondiaria del 1950 con l’espropriazione del latifondo e la costituzione di nuove unità poderali.
In tutti questi passaggi la coltivazione cerealicola ha resistito e si è sviluppata.
A tutt’oggi l’indirizzo cerealicolo è quello largamente prevalente, con qualche delimitato inserimento dell’oliveto, delle colture orticole, oltre alle leguminose impiegate in rotazione.
Per questi motivi l’area di Melanico è stata giustamente considerata nel Catalogo nazionale dei paesaggi rurali storici pubblicato nel 2011 dall’editore Laterza a cura di Mauro Agnoletti, mentre attualmente è candidata per essere inserita nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici istituito presso il Ministero delle Politiche agricole e forestali; la candidatura è frutto di una ricerca storico-territoriale condotta grazie alla collaborazione tra il Comune di Santa Croce e l’Università del Molise (sede di Termoli).
Dall’analisi è emerso un territorio ricco di potenzialità agroalimentari e turistiche, che non può essere saccheggiato, come già ammoniva La Fonte di ottobre 2020. Un paesaggio storico che non può essere stravolto con l’inserimento di funzioni improprie nella campagna, si tratti dei cosiddetti “parchi” eolici (che parchi non sono), degli estesi impianti fotovoltaici o di altri impianti che si mangiano non solo il passato, ma anche il futuro di un territorio.